BLUE-JEANS

Blue ne indica il colore,  jeans la città di origine: sembra infatti che il nome del famosissimo capo d’abbigliamento derivi dal francese bleu de Gênes perché fabbricato, per la prima volta, nell’antico porto ligure per contenere le vele delle navi.

     

La storia racconta che Giuseppe Garibaldi, durante lo sbarco dei mille a Marsala, indossava proprio un paio di “genovesi”, come molti dei suoi garibaldini.

 

Sembra che furono i commercianti di Nimes ( da cui il termine Denim ) i primi ad esportarli in America, mentre Mr Levis Strass, a partire dal 1856, cominciò a produrli a livelli industriali, abbinando alla tela i bottoni di metallo.

Il denim è più che un tessuto, racchiudendo dentro di sé un pezzo di storia.

Grazie alla sua robustezza, durata e lavabilità, è stato inizialmente associato all'abbigliamento da lavoro, indossato da cercatori d’oro, minatori ed operai che costruivano ferrovie.

A partire dal secondo dopoguerra, il blu-jeans diventa il tessuto casual per eccellenza.

Durante gli anni ’50 il blues de Geneve torna in Europa, non più in navi mercantili, ma attraverso il grande schermo, sbarcando nelle case dei giovani indossati dai primi idoli del cinema e del rock'n'roll.

     

 

Nel 1955 li indossa un emblematico James Dean nel film “Gioventù bruciata”, diventando simbolo di  ribellione e anticonformismo per i giovani di quegli anni che rifiutano la monotonia e l’ipocrisia del mondo adulto.

       

In “The giant” Elizabeth Taylor li indossa con grande femminilità e portamento.

Il film vinse un Oscar per la miglior regia, ma diventò famoso per l’ultima apparizione di James Dean, prima del tragico incidente stradale che gli costò la vita.

          

 

Persino Marilyn Monroe, icona di eleganza e sensualità, li porta in varie occasioni e film , tra i quali “La magnifica preda”. Con questo film comincia a delinearsi il personaggio di bella bionda, tanto ingenua quanto accattivante, che la renderà un sex symbol a livello internazionale.

    

Durante le contestazioni del ’68, i jeans a zampa di elefante diventano l’uniforme delle rivolte, icona del mondo hippy, sfrangiati e dipinti.

Da semplice indumento da lavoro, si trasforma in abbigliamento simbolo di un epoca, indossato da tutti senza distinzioni di età, sesso o estrazione sociale.

 

Con il declino della contestazione, le aziende di abbigliamento cercano di puntare di più sulla qualità, proponendo l’idea di un jeans elegante che anche l’uomo d’affari può indossare.

     

Incomincia ad affermarsi il jeans firmato, anche per le tendenze yuppie del momento.

Molti stilisti famosi lo fanno sfilare in passerella: diventa un oggetto di lusso, con inserti di pizzo e strass.

 

Negli anni ’90 Tom Ford per Gucci crea il “neohippy”, arricchito da applicazioni di piume e pitone.

La ricerca di lavaggi e nuovi fissaggi  identificano le nuove tendenze. 

Le esigenze di un pubblico sempre più critico e competente portano il jeans a cambiare forme e colori, lunghezza e larghezza a seconda dello stile più attuale.

Il suo tradizionale color indigo, dovuto a una tintura di origine vegetale, assume variazioni a seconda della moda: jeans colorati, neri, candeggiati, stone washed, stampati, ricamati.

 

 

 

 

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